LA TENUTA COL D'ORCIA, OASI BIOLOGICA DI MONTALCINO
A Col d’Orcia da molti anni a questa parte, abbiamo sempre attribuito grande valore e dedicato particolare attenzione all’ambiente naturale in cui operiamo.
Per questa ragione a partire dal 2010 abbiamo preso la decisione di iniziare il processo di conversione per ottenere la certificazione biologica e perciò diventare la più grande azienda vinicola biologica di tutta la Toscana. Dal 24 Agosto 2010, l’intera tenuta inclusi vigneti, oliveti, seminativi, e persino il parco ed i giardini sono condotti esclusivamente con pratiche agronomiche di tipo biologico.
Siamo molto orgogliosi di questo traguardo e possiamo legittimamente definire Col d’Orcia un’oasi biologica a Montalcino.
LA STORIA DI COL D'ORCIA
Col d’Orcia è una delle aziende storiche di Montalcino. La discendenza odierna risale almeno al 1890, data in cui, documenti ufficiali mostrano che la Famiglia Franceschi originaria di Firenze acquistò la proprietà, poi conosciuta come Fattoria di Sant’Angelo in Colle. Nei primi del 1933 la Fattoria di Sant’Angelo in Colle presentò i suoi Brunelli alla “esposizione di vini” (Prima Mostra dei Vini d’Italia) tenutasi a Siena, una delle prime attività commerciali presentati in Italia, decine di anni prima che il Brunello divenisse un vino prezioso (di prima classe) di livello internazionale e mondiale.
I fratelli Leopoldo e Stefano Franceschi ereditarono la proprietà e conseguentemente divisero le loro parti nel 1958. Le condizioni della separazione proibirono ad entrambi di usare il preesistente nome Fattoria di Sant’Angelo in Colle. Leopoldo Franceschi battezzò la sua tenuta Il Poggione, il terreno dove la cantina omonima è collocata ancora oggi. Attualmente i nipoti dei Franceschi, Leopoldo e Livia, sono i proprietari de Il Poggione. Stefano Franceschi chiamò la sua azienda Col d’Orcia (collina sull’Orcia) dal nome del fiume che scorre attraverso la proprietà. Più tardi Stefano Franceschi s’imparentò tramite matrimonio con la famiglia reale dell’allora futuro Re di Spagna Juan Carlos. Lui e la moglie non ebbero figli, e nel 1973 Stefano Franceschi vendette la sua proprietà alla famiglia Cinzano originaria del Piemonte. La famiglia Cinzano era già attiva nel commercio dei liquori, e usufruì della già estesa rete di vendite per immettere nel mercato primi i millesimi (annate, vendemmie) di Col d’Orcia. Al tempo dell’acquisto da parte dei Cinzano, Col d’Orcia coltivava anche una varietà di colture, tra le più comuni, inclusi grano, tabacco, olive e uva. A testimonianza di questo, uno dei principali edifici è infatti il mulino della vecchia Fattoria di Sant’Angelo in Colle. Nel 1973 vi erano appena pochi ettari dedicati all’uva, che vennero estesi durante quest’epoca sotto la disposizione del Conte Alberto Marone Cinzano e raggiunsero i 70 ettari ai primi degli anni 80. Nel 1992 il figlio del Conte A. Marone Cinzano, Francesco prese la presidenza dell’azienda continuando a estendere le viti fino a raggiungere i 140 ettari odierni, i di cui 108 destinati alla produzione di Brunello, fanno di Col d’Orcia il terzo produttore di Brunello a Montalcino. In questi ultimi anni, il Conte Francesco Marone Cinzano ha supervisionato una graduale e quieta conversione all’agricoltura biodinamica, un esempio di molti decisioni dettate dalla qualità che separano Col d’Orcia da altri grandi produttori di Montalcino.
LA CANTINA DEL BRUNELLO DI MONTALCINO E LE TECNICHE DI VINIFICAZIONE
I vini di Col d’Orcia, tutti prodotti e imbottigliati in azienda, provengono da uve coltivate per la massima parte nella tenuta e da uve raccolte in fattorie vicine, in vigneti controllati da Col d’Orcia durante tutto il ciclo vegetativo. L’alta densità di impianto dei vigneti, la scelta di portainnesti adeguati alle caratteristiche di ogni appezzamento di terreno, l’utilizzo di cloni altamente selezionati e la scrupolosa cura delle caratteristiche di ogni singolo vigneto assicurano una ridotta produzione per ceppo con uve di altissima qualità, sane, concentrate e ricche di colore e di tannini. Le tecniche colturali prevedono anche l’inerbimento controllato, il diradamento all’invaiatura ed il raggiungimento della perfetta maturazione delle uve.
È la cura del dettaglio che caratterizza il processo di vinificazione a Col d’Orcia, la stessa che viene riservata ad ogni fase del ciclo produttivo.
La vendemmia, rigorosamente manuale, è sottoposta a scrupolose analisi al fine di assicurare la perfetta maturità fenolica di ogni singolo grappolo: un tavolo di cernita, posto all’ingresso della cantina di vinificazione, consente una ulteriore selezione ancora più accurata.
La fermentazione avviene in vasche di acciaio a temperatura controllata la cui forma bassa e larga favorisce il contatto tra il mosto e le bucce permettendo l’estrazione delicata dalle bucce dei composti di qualità: polifenoli e sostanze coloranti. L’invecchiamento in legno avviene in botti di rovere di Slavonia e in barriques di rovere francese di pregiata provenienza. Le dimensioni delle botti e la durata del periodo di invecchiamento variano a seconda delle caratteristiche di ogni massa. Per alcuni vini l’invecchiamento in legno può durare sino a 4 anni. Un successivo invecchiamento in bottiglia permette di completare l’affinamento. Si può quindi affermare che ogni bottiglia di vino col d’Orcia è il risultato di un attento lavoro artigianale.
LA CANTINA
La cantina di vinificazione ricavata nei locali originali della fattoria, ha una capacità di 8.400 ettolitri di vasche di acciaio termoregolate.
La cantina di invecchiamento realizzata nel 1990, perfettamente inserita nel verde della vegetazione mediterraea, contiene botti di rovere di Slavonia e Allier di capacità 25-50-75-150 ettolitri per un totale di 7000 ettolitri e n° 800 barriques per un totale di 1800 ettolitri.